Ricordi di Raffaele Cazzetta

Albe ancora buie,
la voce dello strillone segna l’inizio…
è l’ora!

Ecco incamminarsi una moltitudine di mezzi e persone in religioso silenzio come in processione, imbacuccati per nascondersi dal gelo e per nascondere gli occhi che ancora sonnecchiano perché stanchi per la notte breve. Li aspetta un altro giorno di duro lavoro nei campi.

In questo silenzio, interrotto dallo scricchiolio delle ruote e, a volte, da qualche sparuta voce che invita a far più in fretta perché il Sole inizia a levarsi, all’alba ogni mattina, tra sogno e poesia, infreddoliti sul biroccio tirato da una cavalla bianca, su questo tempio della sapienza, dove si confondono le esperienze e le conoscenze che si tramandano, io e il nonno Feliciano ci approntavamo ad andare per i campi.

Il nonno! Il nonno era una figura patriarcale, serio, fiero, sicuro di sé, sempre presente nell’attività sia dei campi che del frantoio. Tutti avevano timore e rispetto di lui, anche mio padre, il quale ne aveva una grande venerazione.
Lo ricordo ancora per il suo affetto. E’ stato lui, per me, la prima scuola di vita, fra giornate intense fatte di silenzi, profumi e tanti insegnamenti…

Ci incamminavamo…
Il cinguettio degli uccelli, i canti, i colori che mutavano col levar del Sole, li nella campagna, tra gli ulivi secolari del tempo forgiati, tra le donne ricurve intente a raccogliere, tra le olive accatastate, tra gli uomoni impegnati a riempire e trasportare i sacchi e la voce del nonno che con fermezza impartiva, ed io con fiera timidezza, cercavo di capire…

…eccoci, poi, come tutti i giorni, dopo un’intensa giornata, col Sole già alto che non permetteva più di lavorare, seduti, all’ombra di un grande albero, sul crogiuolo dei prodotti appena raccolti, tra i sacchi, tra i mezzi ed i carri che in fila attendevano il loro turno.
Io, sulle sue ginocchia, con interesse ascoltavo i suoi insegnamenti e le riflessioni che a voce alta proferiva, parlava del tempo perduto, del maltempo, degli operai.

Non vi nascondo che questo un pò mi intimoriva. Poi, parlando a se stesso e rivolgendosi a me, come a chieder conferma, diceva:

“…vedi Raffaele, tu! Un giorno…
Un giorno toccherà a te! Queste campagne, questi alberi, i loro frutti…se non ci fosse stato l’impegno di chi ci ha preceduto…”.

“…nella vita per essere vincenti, per raggiungere un obiettivo, occorre aver cura, costanza, ma soprattutto amore, passione! Solo se si amano questi maestosi alberi si sentono propri e loro ti premiano donandoti il loro frutto!”

Poi, con un tono più forte: “Dobbiamo migliorare!”

…e fra un insegnamento ed un altro ci si avviava al calesse, poi di corsa al frantoio…

Il frantoio: il luogo sacro dove l’olio scandiva il tempo con il suo lento affiorare, il cui profumo era intriso anche nei vestiti, dove sentivi l’odore dei pasti preparati dai frantoiani e mangiati fugacemente.
Al frantoio, dove riecheggia la voce saggia del “nachirio”: l’antico mestiere del frantoiano, intento a governar la produzione, dove gli odori portano alla mente ricordi lontani.

Tutto si concentrava in quei momenti, il nonno intento ad assaggiar l’olio, noi assistevamo in silenzio i suoio gesti poetici e ripetitivi mentre i frantoiani attendevano trepidanti un cenno che ripagasse il sacrificio di tante genti.
Poi, uno sguardo pieno di orgoglio e di soddisfazione illuminava il volto del nonno ed una gioia indescrivibile pervadeva le persone presenti.
Sensazioni che ancora oggi scorrono nelle nostre vene quando vediamo affiorare il nostro prezioso olio e lo offriamo a coloro che apprezzano il gusto inconfondibile della tradizione.

Bei momenti che hanno tracciato in me un segno tangibile, una filosofia di vita che conserva sapientemente i sani principi che la nostra famiglia continua a trasmettere ai miei figli ed ai miei nipoti con questo amore e questa passione.

…ricordo!

Nel frantoio, il nonno Feliciano, con me vicino, tra un comando ed un richiamo, si soffermava davanti all’olio affondando lo sguardo in quel frutto, quasi a scorgere l’essenza e mi spiegava con voce ferma e sobria, con gli occhi lucidi per l’orgoglio e la soddisfazione, il sacrificio di tanti uomini e donne, la gioia del raccolto e la mano presente di Dio.

Ricordo!

Ecco che in me è raffiorata questa passione!

Raffaele Cazzetta

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